In un'epoca in cui i brand si trovano ad affrontare una crescente pressione per raggiungere obiettivi di vendita sempre più ambiziosi, l'influenza delle scelte stilistiche assume un ruolo di vitale importanza. Questa tendenza è diventata particolarmente evidente a partire dal 2020, quando la pulizia e la linearità delle collezioni hanno raggiunto livelli estremi.
Il fenomeno del super minimalismo si è diffuso rapidamente, permeando ogni livello del mercato della moda e coinvolgendo marchi di ogni genere.
Di conseguenza, molte collezioni hanno cominciato a somigliarsi sempre di più, rendendo difficile distinguere una proposta dall'altra.
Sebbene il lavoro sui volumi e gli accenti androgini abbiano rappresentato una costante nel panorama della moda, specie per chi, come me, ha una formazione che apprezza tali elementi, è lecito chiedersi se non sia giunto il momento di abbracciare una prospettiva più audace. Il rischio che la moda perda la sua rilevanza creativa è sempre più imminente, poiché diventa sempre più difficile per i brand emergere in un panorama così omogeneo.
In questo contesto, è cruciale individuare nuove modalità per distinguersi.
Dalle sperimentazioni con tessuti innovativi alla ricerca di ispirazione in ambiti inusuali, all'uso di stampe per tessuti, è necessario osare e innovare per restare rilevanti in un mercato sempre più competitivo.
L'articolo su Nss Magazine, intitolato "L'ora del quiet luxury è davvero finita?", solleva una domanda importante nel panorama della moda contemporanea. Con l'annuncio della collezione di Alessandro Michele per Valentino, prevista per settembre, si prospetta un potenziale punto di svolta nel modo in cui le case di moda affrontano il concetto di lusso e di stile.
Considerando che Alessandro Michele è universalmente riconosciuto come il re del massimalismo, la sua partecipazione a un marchio noto per un'estetica più pulita come Valentino potrebbe indicare un cambiamento significativo. Questa collaborazione potrebbe mettere in discussione la tendenza verso la pulizia nelle collezioni.
Potrebbe accadere che, con l'arrivo di collezioni come quella di Alessandro Michele per Valentino, il concetto di pulizia e minimalismo venga messo in discussione, spingendo i brand a esplorare nuove direzioni creative. Allo stesso tempo, potrebbe esserci un dibattito interno sulle strategie da adottare, con alcune aziende che potrebbero essere spinte a rivalutare le proprie estetiche e a abbracciare un approccio più audace e sfaccettato.
In definitiva, questo potrebbe rappresentare un momento di riflessione per l'industria della moda, spingendo a una ri-valutazione delle convenzioni e delle tendenze attuali.
Tornando al 2020, l'esigenza prevalente nel mondo della moda era quella di adottare un abbigliamento più rilassato, abbracciando uno stile fortemente influenzato dallo streetwear.
Questo periodo ha visto una proliferazione di marchi caratterizzati da loghi vistosi, collab frequenti e una sorta di "logomania". In opposizione a questa eccessiva saturazione, è emerso il concetto di "quiet luxury" come una sorta di antidoto. Questo approccio metteva in risalto la qualità dei tagli e dei materiali, offrendo capi di abbigliamento destinati a durare nel tempo e quindi anche sostenibili.
Questo ritorno al "basic elevato" e ai capi senza tempo ha portato un senso di freschezza e autenticità nel mondo della moda. Tuttavia, ha anche portato con sé un piccolo problema: l'omogeneità dei brand.
Mentre molti marchi si sforzavano di adottare questo nuovo approccio, si sono trovati a sacrificare la propria identità distintiva. Il risultato è stato un panorama di marchi indistinguibili, che hanno perso la propria unicità e creatività. E nel frattempo si muore di noia e cresce rischio di cadere nell'indifferenza dei consumatori.
Oltre, un altro segnale evidenzia il crescente desiderio di identità più forti.
Secondo le indagini di mercato, sta emergendo un fenomeno interessante: un numero crescente di appassionati sta cercando pezzi storici di Miu Miu su siti di abbigliamento vintage. Questi acquirenti sembrano essere attratti soprattutto dagli anni 2000, un periodo in cui le due tendenze opposte del super minimalismo e del massimalismo decorativo convivevano in modo sorprendente.
Il più recente show di Miu Miu conferma questa tendenza, poiché il decorativismo, il colore e le stampe pop sono protagonisti senza riserve. Questo suggerisce chiaramente che, in un'epoca in cui l'offerta di moda è eccessivamente ampia, emerge un desiderio di esprimere personalità e gusti specifici attraverso l'abbigliamento.
Questa ricerca di identità e originalità è una testimonianza del fatto che i consumatori stanno cercando sempre più pezzi che riflettano la loro individualità. In un panorama dominato da omogeneità, la voglia di distinguersi e di esprimere sé stessi attraverso l'abbigliamento diventa sempre più evidente.
Ciò di cui, mi sempra, abbiamo bisogno sono scenari in cui la creatività diventi distintiva e riconoscibile, dove l'autorialità e le visioni personali siano riportate in primo piano.
In questo processo, l'uso del decorativismo può svolgere un ruolo fondamentale. Non dovrebbe essere semplicemente uno strumento per aggiungere movimento o per uscire dalla monotonia del colore uniforme, ma può diventare un mezzo per esprimere una dimensione culturale e rafforzare un concetto di base.
Auguro a tutti coloro che si preparano ad affrontare questa transizione delle avventure emozionanti, anche se accompagnate da qualche mal di testa.
La ricerca della propria identità è un viaggio stimolante e appagante, nonostante le sfide che potremmo incontrare lungo il cammino.
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Illustrazioni @2024 Monica Bonzano
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